Mantenere e crescere, anche, nell’era digitale. Come e cosa serve affinché ciò accada?
I fattori da tenere in considerazione quando si crede veramente in un business e si sceglie di diventare i numeri uno sono molteplici.
Se di base c’è un approfondito e studiato sistema frutto di una mirata pianificazione strategica dall’altra esiste la necessità di monitorare l’andamento della propria azienda in maniera costante.
Semplice, no?
Organizzo un business, lo pianifico, metto a punto una strategia vincente – almeno sulla carta – e ho vinto. Forse.
Tra gli indicatori che posso considerare quando provo a strutturare una nuova linea di produzione, ad esempio, c’è il costo del prodotto finale, la stessa regola è valida anche quando voglio diventare il leader del mercato vendendo o proponendo un servizio.
Essere un buon venditore è una caratteristica essenziale, ma se di partenza il prodotto è debole perché potrebbe avere una falla nella produzione, allora, il mio impegno svanisce nel nulla.
Pensa. Pianifica. Testa. Analizza. Agisci.
Seguire un iter ben definito, rispettare le idee messe a punto in fase di pianificazione strategica, attuare e provare sul campo nuove strategie ponendosi nuovi obiettivi è la mentalità corretta per affrontare il mondo del business.
Monitorare l’andamento del proprio business, prendendo come spunto – anche – il margine di contribuzione è sinonimo di continuità nel tempo di un business vincente.
Margine di contribuzione. Il mio nuovo migliore amico
Confrontandoti con il tuo commercialista ti sarà capitato di sentirti dire:
“Quant’è il guadagno netto per la produzione del prodotto X?”
Sei riuscito a rispondere in maniera precisa e dettagliata a questa domanda? Se la risposta è sì, non perdere tempo a leggere questo articolo, sei nel posto sbagliato.
Se invece, la tua risposta è NO allora continua nella lettura e non ti stupire se da domani affronterai la tua azienda con un’ottica diversa!
Il margine di contribuzione è un elemento che nella pianificazione strategica assume un ruolo chiave: l’analisi della redditività dei prodotti ti permette di costruire una rete di vendita, di proporre scontistiche e ipotizzare un target specifico di destinazione, insomma è la chiave di volta per un successo duraturo.
Per calcolare il margine di contribuzione di un singolo prodotto si utilizza la formula:
P – V
dove P è il prezzo di vendita sul mercato del prodotto e V è il costo variabile, ossia associato alle risorse usate per realizzare il bene.
Come si determina il prezzo di un prodotto?
Per ottenere un risultato soddisfacente e reale è necessario conoscere altre variabili che sono note solo ad alcuni. Ecco perché è il commercialista che generalmente pone questo quesito.
In fase di pianificazione strategica, avere a portata di mano questo dato è sinonimo di strategia vincente perché si possono ipotizzare diversi scenari.
Per capire al meglio l’importanza del margine di contribuzione è necessario proseguire con un esempio.
Supponiamo di essere un’azienda che produce un dentifricio.
Prodotto, packaging e distribuzione sono a nostro carico. La competitività del prodotto è molto alta, il mercato potrebbe essere saturo, ma noi crediamo profondamente nel fatto che il nostro prodotto è migliore degli altri e di conseguenza continuiamo a cercare e a esaltare i nostri punti di forza.
Un nuovo dentifricio dal sapore esotico sta per fare il suo esordio in commercio: come prepariamo la strategia di vendita?
Il dentifricio viene venduto sul mercato al prezzo di 3 Euro.
QUAL È IL COSTO VARIABILE DEL NOSTRO DENTIFRICIO?
I costi variabili, per definizione, sono quei costi che direttamente legati alla produzione del prodotto possono variare a seconda di differenti fattori:
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Quanta elettricità serve per produrre il dentifricio?
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Quanta materia prima serve?
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Quante unità lavorative sono necessarie?
E poi ancora, l’acqua e le utenze in generale, altre materie prime secondarie, postazioni… Tutti quei costi che variano a seconda della produzione. Ovviamente, maggiore è il numero di dentifrici prodotti, maggiori saranno i costi variabili impiegati.
Nel nostro esempio ipotizziamo che le spese per le utenze ammontino a 500,00 Euro, il personale ci costi 1.000,00 Euro e il materiale sia costato 500,00 Euro per un totale di 2.000,00 Euro di costi variabili.
Supponiamo di aver prodotto 1.000 unità di dentifricio, il nostro costo variabile sarà:
2.000,00 Euro / 1.000 unità = 2 Euro è il costo variabile per ogni unità prodotta.
ORA SI AFFIANCANO I COSTI FISSI.
I costi fissi sono un elemento per certi versi contraddittorio.
Ci sono sempre e comunque e non variano in base alla produzione: affitto, costo dei macchinari, tasse relative all’immobile, insomma, che tu produca o no, dovrai sostenere delle spese, talvolta importanti.
I costi fissi possono essere ridotti all’osso, ma ci saranno altre occasioni per approfondire questo dettaglio non di poco conto!
Torniamo al nostro esempio.
Abbiamo considerato le utenze come un costo variabile, anche se all’interno delle bollette sono presenti alcuni costi che sono fissi come per esempio la tassazione, ma per comodità è preferibile aggiungere questo costo ai costi variabili, perché possono subire un incremento o decremento a seconda della produzione attiva o passiva.
I costi fissi per la nostra azienda sono pari a 1.500,00 Euro mensili.
VIA LIBERA ALLA FORMULA!
Ora che conosciamo i costi fissi e variabili, siamo pronti a verificare qual è il margine di contribuzione del nostro fantastico e insuperabile dentifricio!
PREZZO – COSTO VARIABILE = MARGINE DI CONTRIBUZIONE
Euro 3,00 – Euro 2,00 = Euro 1,00
Il risultato rappresenta la somma di denaro ricavata dalla vendita di ogni singolo prodotto.
Tale somma è necessaria per far sì che la nostra azienda possa disporre di risorse economiche per pagare i costi fissi e generare di conseguenza un profitto.
Generare un margine di contribuzione positivo è il primo passo per raggiungere il successo!
In questo modo avremo una parte di costi fissi già coperta senza dover incrementare ulteriormente le risorse economiche.
I costi fissi sono, per definizione, già stabiliti, non aumentano con l’incremento della produzione, quindi avere un margine di contribuzione positivo significa avere coperto una parte di spese senza fare sforzi aggiuntivi. Una volta che essi saranno coperti si potrà trarre solo profitto!
Ritorniamo all’esempio.
Il dentifricio ha un margine di contribuzione di 1,00 Euro. I costi fissi ammontano a 1.500,00 Euro mensili, ne deduciamo che dobbiamo vendere 1500 dentifrici per coprire i costi fissi e superata la soglia potremo generare 1,00 Euro di profitto per ogni unità venduta.
Bella teoria, ma nella pratica? Come imposto la mia pianificazione strategica?
Immagina una scala. In cima trovi l’apice del successo, ogni scalino rappresenta un ostacolo che devi, vuoi e puoi superare.
Vuoi davvero creare un business di successo? Allora devi seguire queste regole!
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Inizia con l’affinare la tua idea;
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Predisponi il tuo Business Model Canvas per strutturare al meglio – ottimizzando tempi e modi – la tua azienda;
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Monitora il margine di contribuzione, soprattutto quando vuoi incrementare il tuo pacchetto di prodotti/servizi;
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Siediti sulla poltrona più bella che hai e goditi i risultati. Ah, Guardati indietro! Ti sei accorto di essere arrivato in cima alla scala?
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